miércoles, 20 de diciembre de 2017

“Laudato si’”, inspiración para una iglesia muy sostenible

Com’è noto, nell’enciclica che già nel titolo celebra il messaggio di san Francesco D’Assisi, papa Francesco ricorda che la terra è ferita, e che “nostra sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei”. L’appello ha un rapporto equilibrato verso l’ambiente e riguarda in generale il tema della giustizia sociale.

Non a caso il discorso del Santo Padre mira anche a contrastare un’economia tutt’altro che sostenibile che mira soltanto al profitto. In senso più ampio, possiamo annoverare fra i poveri anche la nostra terra, sempre più dimenticata e sfruttata in modo spregiudicato.

Il concetto che più volte viene ribadito dal Pontefice, espresso anche nella sua citazione del discorso che Papa Paolo VI svolse alla FAO, nel 25° anniversario di questo (16 novembre 1970) è “l’urgenza e la necessità di un mutamento radicale nella condotta dell’umanità”, perché “i progressi scientifici più straordinari, le prodezze tecniche più strabilianti, la crescita economica più prodigiosa, se non sono congiunte ad un autentico progresso sociale e morale, si rivolgono, in definitiva, contro l’uomo”.

Anche la Conferenza Episcopale Italiana (Cei) e le diocesi italiane si sono interrogate su quali potessero essere le modalità applicative dei principi di sostenibilità ambientale: anche in Italia si parla di realizzare una Chiesa bioclimatica, autosufficiente dal punto di vista energetico e costruita con criteri di bioarchitettura.

Don Valerio Pennasso, direttore del Servizio nazionale per l’edilizia di culto e dell’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della CEI, intervenuto nel convegno della Lumsa del 29 e 30 settembre 2016 “Costruire bene per vivere meglio”, ha spiegato come da tempo nel suo ufficio si pone un’attenzione particolare al tema dell’ambiente, e per questo è nata l’idea di progettare un complesso parrocchiale ecosostenibile.  Un esempio di complesso parrocchiale ecosostenibile dovrebbe sorgere nelle Marche a circa 3 chilometri dal santuario di Loreto. La Cei parteciperà al finanziamento dell’opera in maniera consistente, visto che per la realizzazione di nuove chiese eroga contributi pari al 75% dei costi.

In questo periodo storico la nuova costruzione di chiese ha subito un calo. Anche nel settore dell’edilizia di culto, prevale la richiesta di restauro e ristrutturazioni rispetto a quella di nuovi edifici, quindi, anche partire dall’efficientamento dell’esistente, rappresenta un impegno a perseguire i criteri della sostenibilità e, per fare ciò, bisogna attuare le buone pratiche comportamentali partendo dal basso.

Da quanto emerge dalla ricerca “Chiesa Ecologica”, condotta dal Centro di ricerche in scienze ambientali e biotecnologie (Cesab), da qualche anno, la coscienza ambientale si sta diffondendo sempre di più anche in ambito ecclesiale, anche se le aperture green sono più espresse nelle attività pastorali, durante le omelie, o nella catechesi, piuttosto che nella pratica progettuale.

Eppure la parrocchia può diventare un modello per l’intero territorio: un riferimento, quindi. Una migliore gestione delle risorse degli immobili religiosi, mettendo in pratica fattive politiche green, può contribuire al cambiamento e alla diffusione di questi comportamenti virtuosi e necessari per proteggere il Pianeta. L’obiettivo di questa campagna di sensibilizzazione è di favorire una gestione razionale ed efficiente delle risorse, favorire la tutela con l’adeguamento ambientale, l’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare ecclesiastico.

In linea con le indicazioni dell’Enciclica papale, con lo sviluppo di buone pratiche in campo energetico, economico e sociale si colloca anche il progetto di ricerca “Parrocchia, Ambiente, Territorio”. Questo documento raccoglie la ricerca condotta dal Cesab, con il sostegno della Diocesi Suburbicaria di Albano, all’interno delle parrocchie del suo territorio. Come si chiarisce nel volume stesso: Questo studio è volto a comprendere le variazioni delle modalità con cui la parrocchia percepisce, interagisce e comunica con il territorio e la propria comunità, alla luce della rinnovata visione dell’ambiente e delle sue risorse da parte della Chiesa.

Il progetto “Chiesa Ecologica” è iniziato nell’ottobre 2013 ed è sostenuto anche da Metaenergia, che a sostegno dell’iniziativa ha anche realizzato degli studi di fattibilità su 4 strutture ecclesiastiche per valutare quali interventi realizzare per migliorarne prestazioni energetiche, consumi e impatti ambientali.

Nello spazio settimanale della rivista “Zenit”, realizzato con il Cesab, ci si rivolge direttamente ai parroci, invitandoli a raccontare la propria esperienza di sostenibilità ambientale, scrivendo quali buone pratiche sono state portate nelle loro parrocchie o oratori e in che modo possono aiutare i parrocchiani o i volontari a parlare del rispetto dell’ambiente.

In questa rivista vengono anche raccolti diversi esempi concreti di buone pratiche.

Tra questi, uno degli esempi più significativi, che mostra come sostenibilità e mondo ecclesiastico possano convivere, viene dalla Diocesi di Alessandria, che con il contributo della Conferenza Episcopale Italiana ha realizzato il Nuovo Complesso parrocchiale San Paolo.

Posto accanto all’esistente Chiesa, dei primi anni Ottanta. La nuova struttura, è stata progettata dallo Studio Centurani, Gianluca Centurano e Paolo Ettore Buzzi. Il complesso comprende la Casa Canonica con gli appartamenti dei sacerdoti al primo piano e il salone parrocchiale, le aule di catechismo e gli uffici parrocchiali al piano terra. La struttura è progettata sfruttando a pieno le energie rinnovabili.  Attraverso un iniziale investimento nelle più avanzate tecnologie impiantistiche e criteri di progettazione sostenibili, il nuovo complesso parrocchiale si pone come esempio per la comunità.

L’edificio, si armonizza completamente con la preesistenza, dalla Chiesa trae ispirazione per il linguaggio e le direzioni dominanti. Le linee del nuovo progetto sono pulite e semplici, ma si impostano sugli orientamenti cardinali perseguendo l’esposizione ottimale secondo i criteri della Bioarchitettura.

il Nuovo Complesso San Paolo è progettato per essere un vero collettore solare, considerando l’energia solare, come risorsa globale. L’edificio è praticamente autosufficiente a livello energetico abbattendo drasticamente i costi di gestione e l’inquinamento generato dai sistemi tecnologici tradizionali.

Sono state adottate le più moderne tecnologie e materiali innovativi per ottenere un edificio che funzioni come una vera e propria macchina per risparmiare energia e per sfruttare al meglio le risorse naturali. Particolare attenzione è stata data alla coibentazione delle murature, nelle quali, a seconda degli ambienti, sono inseriti materiali isolanti di varie stratigrafie e spessori, con un notevole utilizzo di pannelli in fibra di legno. I serramenti, in PVC di elevata qualità, sono capaci di garantire ampi spazi vetrati e completa tenuta all’aria secondo le migliori procedure certificate. In questo modo si massimizza l’irraggiamento solare minimizzando le dispersioni.

La climatizzazione invernale ed estiva degli ambienti è garantita sfruttando il principio fisico dell’irraggiamento. Un sistema di pannelli radianti capillari posati nel controsoffitto garantisce la climatizzazione dell’intero edificio sfruttando energie rinnovabili.

Tra gli impianti eco-efficienti troviamo pannelli solari termici e fotovoltaici, sonda geotermica con pompa di calore elettrica, termo camino a legna, ventilazione meccanica controllata con recuperatore e scambiatore interrato, serra solare ad accumulo indiretto e, in caso di emergenza, caldaia a gas metano a condensazione.

Il nuovo complesso San Paolo è certificato edificio “Passivo” nella migliore classe energetica della Regione Piemonte: Classe A+.

Tra le altre buone pratiche, si evidenziano soprattutto iniziative volte al contenimento energetico ma non solo. La Casa Sollievo della Sofferenza, voluta da San Pio da Pietrelcina, punta a questo. La Casa ha realizzato un piano sulla sostenibilità ambientale partendo dalla filiera corta nei pasti ospedalieri.

È stata infatti realizzata una filiera a km 0 di proprietà della Fondazione con caseifici, allevamenti e colture in cui si producono prodotti per la mensa dedicata ai pazienti. Un sistema, questo, che ha portato la Fondazione a produrre non solo per uso interno ma anche per l’esterno, una volta superate le necessità ospedaliere. Sono stati anche istallati impianti fotovoltaici in una delle masserie della fondazione.

Sempre dalla Puglia arriva un altro esempio di efficientamento energetico nelle parrocchie. Il parroco della Parrocchia della “Natività Beata Maria Vergine” di Ruffano (in provincia di Lecce) ha adottato un nuovo e modernissimo sistema di illuminazione all’interno della Chiesa Matrice e dell’oratorio della Parrocchia. Si tratta della cosiddetta “luce ad induzione” che si ottiene attraverso delle lampade simili a quelle fluorescenti nella composizione (sono entrambe a base di gas “neon”) ma alimentate da un campo elettromagnetico esterno e non da comuni elettrodi.

Questo sistema, ha una durata garantita di circa 120 mila ore di vita (tra i 25 ed i 30 anni) senza alcuna manutenzione; l’efficienza lungo tutto il ciclo di vita è pari al 90%, per un risparmio totale che si avvicina al 50%, permettendo un investimento basato sul risparmio attraverso la formula a noleggio.

Il settore dell’illuminazione rappresenta oggi una delle maggiori voci di spesa nel bilancio della parrocchia.

Altre iniziative virtuose sono state portate a termine nell’imolese, nella struttura di Santa Caterina a Casola Canina, Il parroco ha fatto installare alcuni pannelli fotovoltaici da 9 kilowatt di potenza ottenendo anche un vantaggio economico oltre che energetico, hanno ricevuto infatti un finanziamento di 1.300 euro per kilowatt installato.

Anche nel convitto di Don Bosco a Roma, in via dei Salesiani, si è provveduto alla sostituzione delle lampadine classiche a favore di quelle led, e si sta portando a capo uno studio per l’efficientamento energetico per ridurre i consumi generali.

Tutte queste iniziative fanno ben sperare anche se c’è molto altro ancora da fare per instillare un cambiamento radicale nella struttura e nella natura della società. La coscienza ecologica può essere risvegliata o educata anche attraverso queste campagne di sensibilizzazione e partecipazione diretta della collettività, tuttavia le istituzioni giocano un ruolo fondamentale per raggiungere un risultato concreto e far sì che la buona volontà possa avere reali possibilità di trasformarsi in progetti concreti di sviluppo sostenibile.

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